Tra pale di fichi d’india e ornate piante di pistacchi, che si stagliano sui brulli campi e odorose erbe cullate dal vento, inizia la salita sulla strada, che da Bronte conduce a Cesarò. Un paesaggio incorniciato da un cielo blu sconfinato, tinto da un pennacchio grigiastro emesso dall' espiro dell’Etna. Il silenzio avvolge i crinali e solo qua e là gruppi di mandrie pascenti lo interrompono con il lieve tintinnio dei loro campanacci. Spuntoni di roccia sorgono aspri a contrasto con le case arroccate, che si fondono in uno scenario d’altri tempi. Il Cristo Signore della montagna si erge con le braccia aperte, come per accogliere coloro che arrivano a visitare la cittadina. Il profumo del finocchietto selvatico spicca su tutti gli altri e trasportato dal vento spazza via i pensieri, libera la mente e la vista si crogiola in emozioni antiche, la memoria ripercorre la storia, che vede Cesarò (1150 m s.l.m.) abitata dai Siculi, dai Greci-Bizantini, toccata dall’invasione normanna, sottomessa al re di Sicilia, Federico d’Aragona (1334) e concessa come feudo a Giovanni Antonio Colonna, che resse il Comune sino ai primi del ‘900.
Tra le viuzze ornate da portoncini e scalini s’incontrano i cesaresi, gente ospitale e riservata, occhi penetranti, pronti al saluto e alla cortesia. Un’oasi di pace, che sorprendentemente offre scenari diversi ed inaspettati, percorrendo la strada provinciale n. 116 si raggiunge il lago di Ancipa detto anche Sartori, un invaso artificiale, che con le sue sponde traccia il confine meridionale del Parco dei Nebrodi, che si estende per 85.687 ettari comprendendo territori delle province di Catania, Enna e Messina.
Questo pittoresco specchio d’acqua è visitato da numerose specie di uccelli migratori e popolato da anfibi e pesci,
nonché frequentato da mandrie di bovini, greggi di ovini, dai caratteristici suini neri (tipici dei Nebrodi) e dai cavalli allo stato brado: i bellissimi sanfratellani.
A 1278 m s.l.m. verdeggia la ricchissima flora, che costeggia il Lago Biviere, una superficie di circa 18 ettari circondata da impenetrabili popolamenti di piante idrofile e faggete.
I monti Nebrodi, a nord, si affacciano sul Mar Tirreno ed il loro limite meridionale è segnato dall’Etna e dal corso dei fiumi Simeto e Alcantara. Un meraviglioso paesaggio naturale costituito da banchi di rocce argilloso-arenacee, che si ergono con forme arrotondate sino alla massima altitudine di 1847 metri del monte Soro, dove si innestano formazioni calcaree. I fenomeni naturali quali la neve, la nebbia ed il lento fluire delle acque meteoriche verso valle, fanno sì che l’ambiente goda di un grado d’umidità tale da favorire l’esistenza di alcuni tipi di bosco, che stranamente si collocano ad altitudini ben diverse dalle consuete, donando un suggestivo paesaggio soprattutto in autunno.
In una piccola radura si può ammirare un maestoso Acero, il suo tronco è corrugato, la fantasia spazia nel vederci un viso, il profilo di una strega..., la sua circonferenza è di circa 6 metri. Oltre alla tipicità naturale si aggiungono le tradizioni popolari, che abbracciano cultura e religione, così come avviene a Cesarò in occasione della festa del Santo patrono: S. Calogero. Le vie si animano di processioni, i fedeli partecipano stringendosi alle reliquie del santo, i fuochi d’artificio illuminano il cielo stellato ed ogni cosa, anche la più banale viene esaltata dalle voci, dalla banda, dai nitriti dei cavalli pronti al galoppo per salire alla montagna.
Gli eventi di susseguono animando di antiche tradizioni il paese, che in quei giorni accoglie il ritorno dei suoi cittadini emigrati. Suggestiva è stata la "pesa dei bambini", che avviene davanti all'uscio di casa e dove la coralità della gente avvolge la famiglia del neonato, che viene affidato alle cure di San Calogero.
Le luminarie rallegrano le strade scoscese e le bancarelle adornano la via principale, che per l’occasione si affolla come non mai. Questo angolo di Paradiso, da noi visitato, ci ha offerto una varietà infinita di emozioni, l’onore di essere stati ospitati nelle sale di palazzo Zito, dove il tempo si è fermato ed ha raccolto le memorie degli antichi mestieri e delle arti, dove il ricordo vive per mezzo degli affreschi e degli arredi, conservati in perfetto stato.
Ausilia Minasi ha ritrovato le sue radici, ha vissuto la sua più grande e bella emozione, ha raccolto i frammenti di vita della sua famiglia, che ha vissuto a Cesarò e che è emigrata al nord nel 1968, quando la piccola Ausilia aveva solo tre anni. Oggi, dopo aver stretto al petto parenti e amici, Ausilia porta con sé il calore e l’affetto ricevuto dalla popolazione di Cesarò. La presentazione del libro “Arte, poesia e profumo di zagara” con la lettura di alcune poesie in siciliano ed altre in italiano da parte di Manuela Regaglia, le immagini dei disegni a corredo delle poesie stesse proiettate e realizzate dalla nipote Caterina Grasselli, nonché la proiezione dello “slide show” dell’amico fotografo Riccardo Agretti hanno suscitato grande plauso e vera commozione da parte degli intervenuti, che ringraziamo. In particolar modo un sincero e profondo ringraziamento al Sindaco Antonio Caputo, al Vicesindaco Salvatore Longo Minnolo, all’Assessore Concetta Travaglianti, a Padre Vasta, a Padre Zingale e Padre Costanzo, L'associazione "La Quartara", la famiglia Virzì, che si è prodigata per rintracciare i numerosi parenti di Ausilia e che ci ha coccolati durante la nostra permanenza nel loro bed & breakfast Saint Carlos. Cesaresi, vi portiamo nel nostro cuore, qui tra la vita frenetica dei nostri luoghi.
(Testo di Manuela Regaglia, foto di Caterina Grasselli)
(Testo di Manuela Regaglia, foto di Caterina Grasselli)